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Il Futurismo milanese e Marinetti

Milano, città industriale, metropoli per eccellenza, è senz'altro la capitale del Futurismo. Agli inizi del '900 è la città italiana più industrializzata, tutta fervida di intraprendenza borghese. A Milano aveva operato quella avanguardia ante litteram che era stata la Scapigliatura, a Milano furono sempre presenti settori sperimentali, soprattutto nelle arti figurative. A Milano ha la sua casa il fondatore del Futurismo, Filippo Tommaso Marinetti, che fin dal 1905, intorno alla rivista “Poesia” da lui fondata, radunava giovani intellettuali pieni di voglia dissacratoria e di impazienza modernista. Tra questi giovani ricordiamo Gian Pietro Lucini (1867-1914), autore di un famoso scritto sul verso libero (Ragione poetica e programma del verso libero, 1908), pubblicato dalle edizioni marinettiane di “Poesia”. Di Lucini, le stesse edizioni pubblicarono nel 1909 la raccolta di poesia intitolata Revolverate. Ma la stagione futurista di Lucini fu brevissima. Ruppe l'amicizia con Marinetti e si dissociò dal movimento per motivi ideologici. Lucini, che avversava ogni forma di politica coloniale, non tollerava la propaganda marinettiana a favore della guerra libica.

Fondatore del Futurismo fu Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944). Personaggio elettrizzante, esibizionista, eccentrico, iconoclasta. Fu lui il finanziatore che dava ordini, consigli, direttive. Vero genio organizzativo, abilissimo venditore di idee, capace di suggestionare il pubblico con la forza magnetica della sua recitazione più che con la bontà dei suoi argomenti. Per la sua attività vulcanica, rivolta a scuotere dalla sua sonnolenza l'Europa “passatista”, tirando fuori dal suo cappello inesauribile di prestidigitatore sempre nuove pensate, fu chiamato “caffeina d'Europa”. In lui si concentrano tutte le caratteristiche dell'intellettuale cosmopolita. Era nato ad Alessandria d'Egitto, allora un crogiolo di culture e di nazionalità, il 22 dicembre 1876 da Enrico Marinetti, avvocato di Voghera e da Amalia Grolli, milanese, figlia di un professore di lettere. Il padre era un avvocato importante, era consulente del pascià (re Fuad d'Egitto) per le questioni relative al taglio dell'istmo di Suez. In Marinetti restò sempre qualcosa di orientale, come l'amore per i tappeti, le lampade da moschea, la lettura del Corano. Nei suoi scritti ritorna spesso il paesaggio di Alessandria, il suo deserto, i tramonti, le passeggiate sulla spiaggia in riva al mare insieme alla madre che gli declama poesie, l'ambiente islamico. Forse il profetismo islamico, con il suo annuncio dell'uomo nuovo che deve prendere il posto dell'antico, ha influenzato il profetismo marinettiano. L'annuncio declamatorio dei muezzin dall'alto dei minareti, lo si ritrova nello stile declamatorio dei futuristi. E' ad Alessandria che Marinetti incominciò a vivere il mito dell'Italia e ad amare la letteratura.

Nel 1893 lo ritroviamo a Parigi per conseguire il baccalauréat ès lettres. Ha già una cultura eccezionale. Dopo il baccelleriato a Parigi, per volontà paterna, Marinetti si iscrive alla Facoltà di Legge dell'Università di Pavia, ma  per completare gli studi si trasferisce a Genova, presso la cui università nel 1899 si laurea. Tuttavia non ha mai smesso i suoi viaggi a Parigi dove sarà sempre di casa e dove dal 1897 inizia la sua collaborazione alla rivista italo-francese “Anthologie Revue”. In questa rivista viene pubblicato un suo poemetto intitolato Les Vieux Marins (I vecchi marinai). Il poemetto risulta vincente in un concorso di poesia e viene declamato da Sarah Bernhardt ai famosi Samedis Populaires condotti da Catulle Mendès e Gustave Kahn.

Nel 1905 fonda a Milano la rivista internazionale “Poesia” intorno alla quale chiama a raccolta tutti i giovani ansiosi di rinnovamento. Sulle pagine di questa rivista nel 1907 si svolge un dibattito letterario di risonanza europea, la famosa Inchiesta internazionale sul verso libero. Il 20 febbraio 1909 pubblica sulle pagine del giornale parigino “Le Figaro” l'articolo Fondation et Manifeste du Futurisme che dà inizio alla rivoluzione futurista. Da quel momento la storia di Marinetti si confonde con quella del Movimento al quale dedica tutte le sue energie e risorse finanziarie. Sempre nel 1909 pubblica i manifesti Tuons le Clair de Lune! (Uccidiamo il Chiaro di Luna!), il Primo manifesto politico e il romanzo futurista Mafarka le futuriste. Nel 1910 pubblica in italiano  con il titolo Re Baldoria un'allegoria teatrale che era già uscita precedentemente in francese  e il Discorso sulla bellezza e necessità della violenza. Contemporaneamente iniziano le famose “serate futuriste”: il 12 gennaio al Rossetti di Trieste, il 15 febbraio al Lirico di Milano, l'8 marzo al Politeama Chiarella di Torino. L'8 luglio va a Venezia a lanciare, dalla torre dell'orologio in Piazza S. Marco, un manifestino futurista “Contro Venezia passatista”. L'8 ottobre viene processato per oltraggio al pudore a causa del romanzo Mafarka il futurista.

Nel 1912 pubblica a Milano per le edizioni di "Poesia" la prima Antologia dei poeti futuristi. L'antologia è introdotta dal Manifesto tecnico della letteratura futurista con annesse le Risposte alle obiezioni. Nel 1913 pubblica altri manifesti. Nell’ottobre dello stesso anno, nel contesto della guerra bulgaro-turca, è corrispondente di guerra a Sofia e assiste all'assedio di Adrianopoli. Questa esperienza gli ispirerà una delle più note opere futuriste: ZANG TUMB TUMB (1914).

Allo scoppio della prima guerra mondiale Marinetti è tra gli interventisti più scalmanati.

Con l'entrata in guerra dell'Italia, Marinetti e i suoi amici decidono di partecipare come “volontari ciclisti”. Vengono arruolati negli Alpini e in ottobre-novembre sono già in zona di combattimento. Dopo la guerra, più che al rinnovamento letterario, Marinetti si dedica all'attività politica. Ricorda ai suoi seguaci che i futuristi avevano imposto la guerra e perciò hanno tutto il diritto di intervenire nella vita politica della nazione. Nasce così il “partito politico futurista” con il quale Marinetti fa concorrenza politica a Mussolini, ma finirà piano piano col fiancheggiarlo e con l'essere assorbito dal fascismo.

Il rapporto di Marinetti col fascismo è ambiguo e scostante. La pubblicazione recente presso l'editore Il Mulino dei taccuini inediti di Marinetti, ha ridimensionato in parte il famoso “fascismo” di Marinetti. In una nota del 1918, da lui scritta dopo aver fatto visita a Mussolini nella sede del “Popolo d'Italia”, leggiamo: “Viene dal popolo e non lo ama più. Tende all'aristocrazia del pensiero e della volontà eroica. Non è un gran cervello (...)”.

Durante il Secondo Congresso dei Fasci, in cui si realizza la famosa svolta a destra, Marinetti, dopo aver accusato i Fasci di “reazionarismo e passatismo”, straccia la tessera e si dimette. Si riavvicinerà a Mussolini nel 1924, salutando in lui un “meraviglioso temperamento futurista”. Scrive in quell'occasione Futurismo e Fascismo, dove ribadisce che il vero fascista deve essere futurista e che il fascismo non è altro che “il programma minimo” di quella “rivoluzione antropologica permanente” che è il futurismo. Mussolini, una volta instaurato il suo Regime, vedrà in Marinetti e nei suoi seguaci futuristi degli elementi di disturbo e tenderà ad emarginarli e neutralizzarli. Tuttavia, il 18 marzo 1929 chiamerà Marinetti a far parte della più prestigiosa istituzione culturale fascista l'Accademia d'Italia, confermando così il ripristino dell'ordine e la fine dell'avanguardia. Nell'Accademia viene nominato segretario per la classe di Lettere.

Ironia della sorte: l'incendiario, il distruttore, colui che dichiarava di vomitare di disgusto davanti alle biblioteche, ai musei e alle accademie, ha trovato il suo posto tranquillo e onorato nella più importante delle accademie dei suoi tempi. Con l'ossequio formale al Regime, incomincia la fase discendente, la più stanca, dell'attività di Marinetti. Sempre più frequentemente concede riconoscimenti all'operato del Regime, anche se non sappiamo quanto convinti e sinceri. Tutto questo rafforzerà nella critica l'idea che tra futurismo e fascismo non ci sia sostanziale differenza. Tuttavia conosciamo qualche momento di presa di distanza: nel 1934 diffuse una lettera aperta a Hitler, in cui protestava contro l'antisemitismo e il bando degli artisti degenerati e invitava questi artisti a casa sua; nel 1938 fece uscire sulla sua rivista futurista “Artecrazia” due violenti articoli contro la politica razziale.

Accanto alle pagine dei Manifesti è significativa la pagina intitolata Indifferenza, tratta dal poemetto parolibero Zang Tumb Tumb, pubblicato a Milano, dalle Edizioni futuriste di “Poesia”, nel 1914. Marinetti, con la disposizione grafica dei caratteri (grassetto, differenza di corpo tipografico, disposizione delle parole), realizza una specie di poesia visiva. Il poeta si trova, come corrispondente di guerra, sul fronte bulgaro-turco del 1912-1913. Tenta in questa pagina, in base al principio futurista della “simultaneità” e della tecnica delle “parole in libertà”, di ricostruire le sensazioni provate durante l'assedio di Adrianopoli. Sono parole essenziali, buttate sulla carta senza l'ordine tradizionale imposto dalle convenzioni grammaticali e sintattiche. Lo spettacolo drammatico di alcuni villaggi turchi incendiati (riga orizzontale) è reso dalla forza espressiva delle tre righe verticali (fiamme giganti, colonne di fumo, spirali di scintille). Su tutto, in alto all'orizzonte, regna una grande “indifferenza”, quella di due forme rotonde sospese nel cielo: il sole e un pallone frenato.

L'atmosfera è di grande terrore (grande T). Più vicino al poeta passa ronzando  un monoplano bulgaro che lascia cadere manifestini di propaganda. L'effetto assomiglia analogicamente ad una nevicata.

 


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Ultimo aggiornamento: 07-02-2011.