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522 OVVERO “IL VOLTO GENTILE DELL’ORRIBIL INGEGNO”

di Massimo Bontempelli

[1]522. Racconto di una giornata di Massimo Bontempelli, edito nel 1932, è un romanzo breve che costituisce un’esaltazione dell’automobile. Opera ritenuta minore da una parte della critica, 522 evidenzia comunque la confluenza fra la modernità tecnologica, correlata dalla passione per la velocità e le macchine, con la sfera letteraria, tradizionalmente riservata a tematiche di diverso ambito. Recuperare la visione del reale, trasformare in positivo l’elemento alienante e pauroso implicito nel macchinismo moderno dalle sue origini, conferire un volto gentile all’orribil ingegno sono gli obiettivi principali di questo romanzo breve.

L’obiettivo intrapreso da 522 è non solo l’esaltazione della macchina, ma anche un’innegabile intenzione pubblicitaria nei confronti di un modello concreto d’automobile, un’utilitaria, che negli anni Trenta era diventato un vero oggetto del desiderio della nuova società borghese italiana.

Con quest’operazione l’ambito letterario si contamina, in questo romanzo come in altri momenti dell’opera di Bontempelli, con un uso pubblicitario ogni volta più evidente, che ci mostra il grado d’accettazione e di utilizzazione dell’autore delle nuove coordinate della produzione artistica, nella moderna società di massa.

La formula del realismo magico, teorizzata nella rivista “Il 900” (1926-1929) intende l’immaginazione non come via di fuga del reale, ma come trattamento letterario della quotidianità, con lo sguardo capace di scoprire e svelare il miracolo prodigioso che essa nasconde.

Partendo da queste posizioni, e dinanzi alla constatazione della onnipresenza della macchina nel mondo moderno, Massimo Bontempelli non cerca rifugio nel mondo letterario e artistico né si rifiuta di concedere validità artistica alla nuova realtà tecnologica, come elemento estraneo al mondo letterario e sostanzialmente anti-artistico.

Al contrario, la sua operazione mira ad inserire con pieno diritto la macchina nel mondo della rappresentazione artistica, in una linea d’attuazione, già iniziata dal Futurismo. In questo senso, Bontempelli compie un nuovo grado d’integrazione del macchinismo moderno: elimina dalla macchina ogni carattere di minaccia o alienazione per l’individuo, scopre nella macchina un volto quasi umano, svelandone la dimensione magica.

LA MACCHINA E L’ARTE DI CONSUMO

In tale proposta estetica s’innesta la distanza che separa Bontempelli dal Futurismo di F. T. Martinetti: la proposta di Bontempelli, a differenza del Futurismo, punta, in effetti, verso la creazione di un’arte popolare, un’arte di massa capace di interpretare la modernità tecnologica, integrandola e “umanizzandola”, nella misura del possibile.

La nuova arte di consumo, intravista da Bontempelli, deve essere capace di dar risposta ai nuovi tempi, creando un nuovo complesso mitico del moderno: “arte applicata”, e non elitaria; consapevole della sua condizione di “mestiere”, situata allo stesso livello di qualsiasi altra produzione della moderna società industriale.

In questo senso Massimo Bontempelli si definisce in netto contrasto, sia nei confronti della letteratura pura che si consolida in Italia dopo la I Guerra Mondiale, sia nei confronti delle avanguardie storiche del primo Novecento.

Nel romanzo 522. Racconto di una giornata, protagonista è l’automobile, appena “nata” dalla catena di montaggio industriale, bella ed elegante, con un carattere femminile, un aspetto nuovo e molto attraente. La macchina passeggerà felicemente all’aria aperta, in una natura ugualmente gentile (un aspetto insolito nel Futurismo, per il quale la Natura manifesta ancora i tratti minaccianti e ostili, presenti in termini generali nelle poetiche fin de siècle), contemplata serenamente ed in particolare armonia con il mondo.

Lungo tutto il romanzo vengono specialmente enfatizzati gli elementi che insistono sulla natura gentile, sia del protagonista una macchina “umanizzata” sia sull’entourage naturale, un vero scenario bucolico che favorisce l’avvenimento di questa trasformazione, nella quale si presenta questa “storia moderna”.

“La prima volta che uscì dal chiuso e andò per il mondo era una mattina di maggio”

L’operazione, vista da questo angolo, colloca lo scrittore e l’artista moderno in sintonia con i tempi moderni, si profila così una nuova figura di artista/scrittore, come creatore di miti moderni, basati sulla modernità e intesi come risposta ad essa.

In questo senso il suo è un lavoro che si propone di inventare storie lontane dal mondo soggettivo per raggiungere un alto grado di funzionalità sociale, come strumenti d’interpretazione del reale.

Lo stesso macchinismo moderno, nel conferire all’uomo delle possibilità di sviluppo prima insospettate, favorisce la nascita di nuovi miti, basati sulle meraviglie delle innovazioni tecnologiche e persino sulla dimensione magica della nuova realtà.

L’utilitaria sperimenta in questa operazione un vero processo di “antropomorfizzazione”, che si avverte in vari modi: sia nelle sue caratteristiche fisiche sia nell’analisi del piano psicologico. L’autore insiste nella descrizione delle sue varie parti, esplorando linguisticamente sfere tecnologiche originalmente estranee alla letteratura, in uno sforzo nominativo molto evidente. In modo simile procede ad analizzare le sue minime reazioni psicologiche, quasi si tratti di una persona: 522 si sente molesta, sente un profondo malessere, si sente svenire, si arrabbia. 522 stabilirà dei rapporti con altre macchine, in una giornata inesauribile e piena di sorprese.

Il processo d’umanizzazione dell’automobile si accompagna ad un progressivo processo di subordinazione dell’uomo alla macchina, come semplice strumento al suo servizio. Pian piano, il lettore avverte che l’essere intelligente e dotato di un modo psicologico proprio non è l’uomo che guida (Bruno) e nemmeno l’uomo che narra (Bontempelli), ma un altro strumento: la macchina stessa.

La vera innovazione di Massimo Bontempelli consiste nell’uso del punto di vista narrativo, che conferisce dall’inizio protagonismo assoluto alla macchina in detrimento dell’uomo: è la macchina che sente, vede, decide, pensa. Con quest’inversione Bontempelli, non solo procede all’inversione della tradizionale relazione uomo/macchina, ma inserisce nella narrazione un importante elemento di comicità e umorismo, capace di demistificare questo rapporto tradizionalmente conflittuale.

“Arte di consumo” dunque destinata alle nuove masse sociali che invadono le città moderne e si confrontano ogni giorno con la nuova realtà industriale. In fin dei conti, 522. Racconto di una giornata, permette una lettura di base pubblicitaria, dal momento che si presenta con gli stessi obiettivi di uno spot della FIAT: diffondere fra il pubblico una macchina piccola, di media cilindrata, con procedimenti non lontani dal linguaggio pubblicitario corrente, per avvicinare l’orribil ingegno all’uomo del suo tempo. Non è altra la funzionalità del volto gentile che presenta insistentemente l’automobile: la descrizione della sua energia meccanica, interpretata in chiave di un vitalismo esaltante, trasmette una visione euforica e positiva del progresso. Tutto, in 522, respira un’allegria di vivere contagiosa, che invita ad esplorare le nuove dimensioni che la realtà delle macchine offre all’uomo moderno, in una delle visioni più innovative del macchinismo nel Novecento.


[1]Illustrazione: P. Codognato Fiat 520, 1927


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Ultimo aggiornamento: 07-02-2011.